
E' tempo di Mitasai, qui a Tokyo, ed è tempo di viaggi autunnali per il vostro Casalingo a Tokyo.
La destinazione prescelta per il Kouyou (紅葉, le foglie degli alberi che diventano rosse) quest'anno è Hakone, classica meta turistica dei fine settimana nipponici poichè, oltre che decisamente vicina alla Capitale (assieme ad Izu e Nikko), offre Natura a buon mercato e Onsen di discreta qualità.
Il treno per Hakone parte verso le 10:10, quindi sbrighiamoci e non perdiamo tempo.
Le possibilità che ci vengono messe a disposizione, come al solito, prevedono un treno veloce a pagamento anche con l'Hakone Pass (la famosa "Romance Car") e uno scrausissimo Tokkyu da due lire aggratise.
Opto per il secondo in slancio.
Il viaggio per Hakone non è molto distante dalla classica lunga trasferta in metropolitana per andare, non so, a Disneyland o Makuhari Messe o chessò io. Bisogna mettersi in fila per i posti con largo anticipo onde evitare de sta impiedipe Nora & Trequarti.
L'unica differenza tra questo e la Romance Car, oltre ai sedili in stile treno che qui latitano tristemente sostituiti da divanoni ikea rosso porpora, è il tempo impiegato per il viaggio, che nel mio caso si allunga di una mezz'oretta circa.
No problem, ho il DS con Yoshi callo callo, o due chiacchiere al volo con gli altri se non si dorme.
Arrivo al binario per attendere il treno e incontro, fatalità, una ragazza giapponese un pò petulante che ho conosciuto all'Università.
Questa tipa studia spagnolo e petulantemente stava andando, anche lei, ad Hakone a casa della nonna per godersi il Kouyou.
Al di là delle classiche chiacchierate poco interessanti, il vero mito del duo è la nonna della mia amica.
Aò è annata dappertutto.
La mia amica: "Nonnina, nonnina, sai che il ragazzo, qui, è italiano?"
La Nonna: "Ah, sai sono stata anche in Italia, tempo fa"
La mia amica: "Quanto tempo fa, nonnina, quanto quanto"
La Nonna: "E sarà na trentina d'anni, pisè"
La mia amica: "Davvero nonnina? Allora il Colosseo ancora lo stavano costruendo, hihi, hihihi"
La Nonna: "A pisè, nu rompe er cazzo che all'età tua operavo a core aperto"
La mia amica: "Nonnina nonnina, digli in che altri posti sei stata, dai dai"
La Nonna: "Beh ho visto Germania, Inghilterra, Francia, Italia, Spagna, Nord Europa, anche Cina, quasi tutta l'Asia, ho girato molto insomma. Mio marito lavorava per una importante compagnia aerea".
Ahhh, e me lo potevi di prima no.
Pensavo che tu padre t'aveva vennuto a Vitali come sonatore d'arpa.
Hai capito Dolce Remì.
Alchè le faccio, per fare il simpatico: "E' stata anche in Africa?"
La Nonna: "Nono!" (ride, hihi)
La mia amica: "Nonnina nonnina, di la verità che te piacevano qui bei senegalesi irsuti hihi"
La Nonna: "Pisè nun me fancazzà che nun te lascio più er comodino Ukiyoe de Sharaku co li sordi eh"
La mia amica: "Scusami nonnina, nun fare cosi dai"
La Nonna: "Ahh, sti giovani d'oggi...nessuno è più come dolce come la mia Jolie Coeur."
Insomma, finito di parlare anche dei tre canetti ammaestrati, per gli aficionados i famosi Capi, Zerbino e Dolce, si monta sul treno e si procede ad accaparrarcisi i posti.
Il viaggio scorre tranquillo, tra una pennica e una partita a Yoshi, e finalmente il treno arriva ad Hakone Yumoto, lo snodo ferroviario centrale.
Salutiamo la coppia, che tra mille inchini ci ringrazia per la piacevole chiacchierata.
E chiacchierata de che, hai parlato solo te.
Usciamo verso la fermata degli autobus, consci che la nostra prima visita da fare è all'albergo, a 2 minuti dal Lago di Ashi, per posare i bagagli.
Il lago di Ashi è l'attrazione forse più famosa di Hakone.
Hanno tristemente piazzato al centro un paio di repliche di navi storiche famose (ad esempio della Wasa, una nave svedese del 17esimo secolo, l'originale restaurata è a Stoccolma), ma che fanno tanto turismo come da noi le botticelle, a bocca daa verità e compagnia cantante.
Pio la nave, il tempo non è dei migliori e non si riesce, purtroppo, a vedere una delle tre viste del Fuji indicate sul depliant.
In Giappone, da quando Hokusai ha deciso di mettersi a disegnare onde e vecchi col cappello, ogni volta che si riesce a vedere il Fuji ne parla il TG.
In ogni maledetto posto in cui se ne veda anche una minima porzione, loro fanno il pamphlet sulle specifiche viste del Fuji di quella data località.
Schematizzano.
Razionalizzano.
Da qui, tre nuvole sul Fuji se non piove.
Se ci sono 22,456C°, vedrai un rivolo di neve fresca scendere dal lato sinistro, verso la ventitreesima roccia, quella a forma di ernia di opossum nano, si, ecco, quella.
Mica come da noi, direbbe l'orientalista hardcore, quello che vive il Giappone un pò alla Richard Chamberlain e che mangia anche deiezioni di cane, se opportunamente foggiate a forma di Manjuu.
In realtà lo ammetto, ho visto il Fuji fuori schema.
Uccidetemi.
Fra l'altro, alla faccia dei pamphletto e dell'Assessore al Turismo, era molto meglio di quella consigliata, tiè, rosica.
Ok, eravamo alla nave.
Sulla nave faccio amicizia, al solito, col primo tizio che incontro.
E' un giapponese ricco (ha portato la donna al Danieli a Venezia, Taaac!) con la sua ragazza/compagna/amante/ptn. d'a.b. e i due sono in viaggio di piacere per far vedere a lei, giovane cinese ancora passabile, le bellezze del Giappone viste dal punto di vista del vecchio con le ultime cartucce da sparare.
Il vecchio inizia a parlarmi con un italiano uguale al mio tedesco.
BMW, Mercedes, Heineken, ma utilizzando marche e stereotipi diversi che spero possiate immaginare.
E' divertente sorridere ad ognuna di queste battute per la centesima volta da quando sono qui.
"Italiano, buonasera!"
Eheh, hihi.
"Lasagna"
Eheh
"Spaghetti"
hihi
"Maccher"
Si chai rotto er cazzo, grazie.
Ehm.
Insomma si va avanti per un pò a chiacchierare, il tipo mi sfoggia il suo biglietto da visita (cosa comunissima qui) e dice che è un capoccia, bla bla, sonDio, sonfenomeno, lavoroqui, Capo de qua, eccetera.
Wow.
In realtà non avevo sentito il discorso, ero ancora impressionato dalla storia del Danieli a Venezia e dovevo ancora riprendermi.
Comunque, andando avanti..
Fine prima Parte