
C’era sempre qualcuno, nel bar dentro lo stabilimento, che mentre giravo
la manovella di metallo cercando di spostare la biglia guardava noialtri
stronzi come si guarda un gruppo di drogati buttati su un marciapiede.
Dietro di me c'era il gruppo di ragazzini insabbiati, coi costumi ancora
fradici e le cento lire a vista, tutti attenti a guardare me che provavo
a vincere mentre masticavo la gomma che il bambino perdente mi aveva
regalato perchè gli facessi la biglia bianca, quella con le venature
colorate.
O quella a specchio, quella che non avevo, o forse si, ce l'ho, dopo
vedo nel sacchetto, in ogni caso è tua, non ti preoccupare.
E allora tutti noi si guardava questa cazzo di biglia scorrere su quelle
due piccole, stronzissime striscie di plastica bianca, e mentre col
trucchetto scuotevo la manovella per far girare il disco di metallo alla
fine del percorso, il resto del mondo, pian piano, non esisteva più.
C'eravamo io e gli altri, quella mattina al mare, e le donne non
significavano un cazzo di niente, le macchine un cazzo di niente, i
vestiti un cazzo di niente, i soldi un cazzo di niente. C'eravamo solo
noi e quella pallina, e tutto il resto poteva andare a farsi fottere.
Quando guardo quello che siamo diventati noialtri drogati del gruppetto
degli inzuppati, quando guardo il tizio della mia età che mi chiede che
significato logico abbia avuto continuare a giocare ai videogiochi, o
fare buchi col trapano in dischetti da 720 invece di comprarne due o
leggersi tutto il Silmarillion sotto alle coperte con la torcia accesa,
sembra come se qualcuno volesse farmi capire che c’è chi ha continuato a
crederci e chi no.
Chi ancora crede di potercela fare e chi è stato sconfitto, e alla fine
non ha voluto mettere altre cento lire dopo il continue per finire il
gioco e fottere davvero quel grandissimo figlio di puttana del mostro
finale.
E li vedo li, quelli normali, mentre non provano meraviglia di fronte a
idraulici italiani che saltano piattaforme ma lo fanno davanti a cose
più vere come tronisti, veline, mani curate e sopracciglia tagliate, che
mi guardano ancora per quello che sono, un maledetto drogato, io che
ancora oggi mi emoziono con quelle cazzate.
Io drogato che non riesco proprio a capire come sia bello avere la nuova
borsa di Prada, la nuova maglietta con scritto Latitante, io drogato che
non spendo i miei euro per avere la faccia abbronzata maldive ma lo
faccio per giocare a Ouendan o per vedere come va a finire quel manga o
quel fumetto americano.
Li vedo li, quelli normali, quelli seri, quelli giusti, che tentano di
fottermi e spesso ci riescono vendendomi accozzaglie di tutti i generi
che poi rimangono inutilizzate, vendendomi anche console che poi
rimangono inutilizzate, cercando di portare anche me nel mondo dei
normali non drogati, mentre in fretta e furia tento di dare un senso a
qualsiasi acquisto che possa anche solo lontanamente essere considerato
della loro categoria.
Quando ci riescono, quando anche io per un attimo scavalco dalla loro
parte abbassando la guardia e comprando sempre più e giocando sempre
meno, mi guardo e penso che sto invecchiando, sinceramente.
Quando ci riescono per un secondo penso a come io possa fare, stavolta,
per cancellare questa cazzata.
Poi accendo la tv, clicco sul tasto power della console e torno a
saltare tra le nuvole su uno skateboard, evitando i colpi dei polipi
nell'acqua.
Mentre penso a quale gioco accantonato proverò a riprendere stasera,
inconsciamente, dalla mia tasca torno ad infilare, ancora una volta,
un'altra monetina.
1 commento:
anche se in ritardo...
*APPLAUSI*
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