mercoledì, settembre 10, 2008

Hands On del nuovo ipod Nano



























































Incredibile come Blogger disponga a cazzo le foto. Babè, dicevo.
Oggi ho potuto provare con mano il nuovo nanoide Apple.
Al tatto mi ha ricordato, felicemente, la gen che ho apprezzato di più come design e progettazione, ovvero la seconda.
La scelta della forma leggermente ovale è decisamente ottima, ma è soprattutto da premiare l'eliminazione della merdossissima cromatura posteriore che lo fa sembrare un troiaio di rigacci già verso la terza quarta cliccata sul mouse mentre lo stai a ordinà dal sito.
Il coverflow stavolta funziona smoothly e senza quella strana sensazione di pesantezza ed aliasing che mi aveva dato il predecessore, che comunque considero la peggiore generazione di nani non da giardino evah.
L'accelerometro è carino, ma girandolo in orizzontale si nota cmq come il tutto sia abbastanza lunatico ed alterno, a volte cover flowa a volte si rimane davanti alla fredda immagine ancora in verticale e daje a piegarlo come te pare.
Personalmente userei pochissimo il cover flow in questa sua incarnazione orizzontale, dato che per motivi di progettazione non mi convince a pieno, ma tant'è.
Per quanto riguarda i colori, quello che mi è piaciuto di più di primo acchitto è il grigio, forte di una accentuata somiglianza con l'attuale mac, e il più schifiltoso il giallo ittero, ma comunque va a gusti.
Vedete un pò voi le immagini va.

iPhone in Giappone - due mesi dal lancio


L'attuale presidente Softbank, Masayoshi, non vuole proprio desistere.
Probabilmente le pressioni da parte Apple sono decisamente pesanti, tipo clisteroni de attack dopo i pasti e litri de amaro Giuliani a bagnare il tutto.
A diversi mesi dal finto boom di luglio, i giapponesi continuano a non incularsi l'iphone neanche di striscio.
Il motivo è chiaro: non ha un cazzo di quel che serve qua, e il resto si paga tutto.
Dopo la sparata del "milione di pezzi e poi lo facciamo alla giapponese", ora secondo alcuni siamo a duecentomila pezzi venduti.
Per altri a trecento, ma la sostanza cambia poco.
I siti palesemente schierati (K Watch e simili) inondano il web degli stessi articoli ripetuti.
C'è anche chi lo suggerisce come "ottimo come secondo cellulare", che qui può anche non risultare ridicolo.
Ma non lo vogliono neanche come secondo. Vogliono roba nipponica. Emoji. Felica. One Seg.
Le riviste mettono allegati di 40 e più pagine enumerandone le funzioni.
Se paghi 300yen ti danno questo. Con 300yen ti dan quello. Tutta roba strapresente di serie anche in cellulari di 4 anni fa.
I giapponesi sulle board che si lamentano che dopo una decina di programmi free scaricati non si riesce neanche a digitare kanji per la lentezza.
E intanto sugli stessi siti, dopo una settimana, trovi ripetute le stesse identiche descrizioni delle stesse identiche funzioni.
Povero Masayoshi. A sto punto suggerisco almeno di andar leggero con la carne.

Intanto, sta settimana l'iphone 8g è uscito dalla classifica di gradimento cellulari (la solita stilata per settimane).
E' rimasto il 16Gb, e ci rimarrà chissà per quanto.
La rata mensile minima che si doveva pagare per l'iphone lo scorso mese ha subito un drastico calo (per invogliare le ragazzine), da 40 a 7 euro al mese minimi, con cell a 130 euro circa.
Chiaramente da queste parti ci sono intervalli di prezzi per i pacchetti dati ricevuti dal cell. Da 7euro (2,4 mb) a 40 euro (unlimited) è la media per gestore.
Ovviamente con un sito medio giapponese (stile wap evoluto, per capirci), anche la fascia più bassa può andare bene per chi non lo usa tanto.
Però la gente ha notato che guardando i siti (normali) con l'iphone, con due video sul tubo si arriva all'intervallo dei 40 euro in scioltezza.
Ieri il presidente Softbank, finito il clistere di pranzo, ha fatto una conferenza in cui dichiara di voler concedere l'iphone gratis per l'uso di 3 mesi.
E quando arriveranno i modelli invernali (fra poco), ci sarà da vederne delle belle.
Nella stessa scuderia Softbank saranno presenti l'Omnia e l'F480, a detta delle voci che girano in rete.

Io comunque suggerisco almeno di togliere il latte.

domenica, settembre 07, 2008

Solo per una notte, di nuovo il "GIULIANA" a Tokyo



























Ieri sera, evento che rimarrà nella storia del Giappone.
Sono andato con un amico a vedere se si poteva entrare al Giuliana, storica discoteca di Tokyo dei tempi della bolla.
La fila di persone aggregatesi davanti all'entrata superava il chilometro, una cosa mai vista da nessuna parte.

La storia del Giuliana inizia nel periodo in cui un taxi potevi pagarlo anche 800-900 euro a corsa.
La discoteca è passata ad i posteri per la danza dell'icona Ariake Shisho, una bella faiga (fisico dell'epoca tipo l'ultima moana) attualmente cancello ma che ai tempi sventolava il ventaglio sul cubo rendendo famoso il Giuliana anche per la possibilità di vedere le mutande (e oltre) delle cubiste in maniera esplicita durante i Body Contest (che c'è stato anche ieri), e soprattutto di fotografarle.

La disco era sede di giri di soldi mai visti, ed essere nella serata di ieri è un pò come un salto nel tempo.
In fila, stormi di 30-40enni vestite con tipo la versione succinta del costume di Borat e pennazze sulla testa, stivaloni sopra al ginocchio e ovviamente er ventaio, ner caso fa callo.

Il DJ che performava all'epoca sfila lungo la fila formatasi davanti al locale e viene stoppato e fotografato e abbracciato, anche se ormai è cool più o meno come solange.
In una fila diversa, i Vip e personaggi noti di ogni genere vengono riconosciuti e fotografati dai fan della fila normale.
Precisamente davanti all'entrata, uno spazio per far entrare i magnaccia, i lottatori di sumo ed i potenti con vetri oscurati e idol e relative borsette costosissime a seguito.
Il mio amico ogni tanto mi indica qualcuno del passato che ho saltato perchè prima del mio periodo Nipponico.

Dopo un tot, un megafono dice che l'entrata, per la maggior parte delle persone allineate, non sarà possibile.
Il biglietto di stasera è stato venduto dentro ad un CD con 20 anni di musica del locale (esauritosi subito), e la gente che non può entrare dirotta quasi tutta all'Ageha, noi inclusi.

Sul giornale di oggi si leggono commenti di neocasalinghe e coppie ormai sposate parlare dell'epoca della bolla, e di come questa notte abbia fatto rivivere, anche se a pochi fortunati, l'illusione dei fasti e delle ricchezze di un epoca che ormai non c'è più.

lunedì, settembre 01, 2008

Back Dorm Boys



Dalla Cina, un paio di anni fa, due tipi si mettono a fare il lipsync delle canzoni dei Backstreet Boys nella stanza del loro dormitorio dell'Uni. Iniziano facendo vedere la storia agli amici e poi lo piazzano sul tubo, ed inizia il successo nazionale, una grossa compagnia addirittura li prende come sponso dei sponsi, su internet arrivano fino in America e tutto il resto.
In background c'è sempre un terzo tizio che gioca a Counterstrike (AHAAHA) e non li incula di striscio.
Ora i due tizi sono ovviamente laureati e tutto, e sono iniziati in US i cloni americani e tutto il resto, come da copione.

Premete play.



Aggiungo questa seconda, As long as u love me, perchè qui "il grosso" (li chiamano il piccolo e il grosso lol) in background ara veramente il fottuto suolo con le mani.

domenica, agosto 31, 2008

JUBEAT!!!




Some awesomeness.
Non lo conoscevo e mi ci son trovato con amici.
Qualcosa di incredibilmente semplice ma divertente, appagante.
Una serie di pannelli touch screen (con le copertine delle canzoni dentro ai pannelli), diverse canzoni tra cui scegliere, si preme la canzone e via.
Il tutto consiste nel premere al ritmo di musica, fattibile con diversi livelli di precisione a seconda del momento in cui si preme il pannello.
Molti tasti in contemporanea è la norma, anche a livello base.

Ho provato MihimaruGT, Peach, Scatman e YMCA.
C'è una gran sensazione di essere nel flusso musicale, che ovviamente scomparirà alzando il livello di difficoltà.
Ho provato infatti il basic (e si può fare), advanced pure pure, ma chiaramente immagino cosa sarà avvicinandosi ai livelli Expert, Asian e Scimmia Spaziale.

Bello

sabato, agosto 30, 2008

20th Century Boys



Alla fine, 5 e mezzo o 6--.
Quasi metà del film è sopra la sufficienza, montaggio buono, buoni effetti speciali (ottimi per una produzione di questa scala), e gli eventi si susseguono decentemente.
L'altra metà purtroppo troppo bignamizzata rispetto all'opera originale (con tutto il rispetto per il Sig. Bignami, anzi approfitto per dirLe grazie per la prima parte del Paradiso).

Un paio dei soliti scivoloni (musiche, recitazione, ripetizioni) che ormai vabbè, son quasi abituato, e il casting a mio avviso non preso in pieno per tutti, vedi Karasawa a fare Kenji.
E' evidente come portare su schermo un'opera cosi complessa, tanto nel plot quanto nella profondità dei personaggi, sia follia pura.
E' come quando il barbiere ti dice che cambia forbice prendendo quella per sfoltire.
In questo caso nello specchio vedi cadere al suolo, l'una dopo l'altra, battute e sfumature, posti ed oggetti, sentimenti e personaggi, qui uccisi nel cuore della loro sostanza più importante: le loro storie.
Se ne va buona parte della bellezza della constestualizzazione temporale (nel passato) che tanto mi era piaciuta nell' opera originale, e buona parte di quello che pensano i personaggi in generale e nei confronti della vita.
E quello che resta in piedi è lo scheletro della storia, e due battute ciascuno per caratterizzare i personaggi, ma è normale.
E' ovvio che il resto, il più bello, è ancora fermo in immagini, quelle coi botti con scritto kaboom e le chitarre mute simbolo di ribellione.
Che si fanno sentire, però, più forti ancora da dentro le pagine di un fumetto.

lunedì, agosto 18, 2008

Ponyo!


La prima volta che ne ho sentito il motivetto ero quasi disgustato.
Alla radio, Ponyo.
Vai da Lawson, entri e parte Ponyo.
I pupazzi di Ponyo.
In tv, una ragazzina stile zecchino d'oro e due cinquant'enni dietro di lei cantano Ponyo. Due mesi prima del film.
Apro il frigo e c'è Ponyo.
Cassetta delle lettere, i volantini di Ponyo.
Cerco le ciabatte e il vicino sente Ponyo.
Previsioni del tempo e la ragazzina che compare alla bastarda e attacca a cantà Ponyo.
Gli strap di Ponyo, puzzle di Pogno, Film porno con Pogno e poognetta, Gatchapon con Ponyo, Ponyo, Ponyo.
Il fottuto Orwell dal vivo.

Visto oggi per la prima volta.
Gli preferisco Totoro, ma c'è cmq da dire che sia il comparto visivo che quello musicale sono di grande impatto.
Soprattutto quello visivo: no cg, fondo del mare incredibilmente bello, con tutte le microcreature possibili ed immaginabili dai trilobiti a malgioglio e solange che, come aveva detto Miyazaki, sono state animate.
Il lato Hisaishano del tutto è il solito e bello, ma forse più disneyano che miyazakiano doc.

Credo che Ponyo sia il film più per bambini che abbia fatto Miyazaki.
Vedere film del genere con spirito logico ha senso tipo avere Aria Giovanni gratis una notte e passare il tempo a chiederle se anche lei ha avuto l'Atari XE o come finisce Tusker per C64.
Trama semplice e quasi smembrata all'osso, cattiveria quasi mai presente, logica spesso assente.
Il tutto è a volte di una carineria quasi stucchevole.
Ci sono i motivi ricorrenti del maestro, natura, ambiente, l'eroina forte e tutto il resto.
E poi c'è quella nota, quella che non esiste e che solo lui riesce a premere sul pianoforte.
Va visto di cuore, credo.
E per gli altri con un bambino accanto, per farselo spiegare.

domenica, giugno 08, 2008

GTA dal vivo ad Akihabara


Oggi, all'ora di pranzo e come ogni Domenica, a pochi metri da casa Akiba si fa isola pedonale da Okachimachi al Manseibashi.
Ancora in mutande e mentre ciuccio il te da 105yen, amici mi scrivono de sta roba, io reazione con la faccia quella con le o e l'underscore, sei ancora vivo, tutto a posto, non è che eri li per caso, come è strit faite, a quanto o rimedi metar ghia ecc.

Insomma verso l'una arriva un tizio, 25 anni, alla guida di un camion affittato a Shizuoka la mattina alle 8 (contratto fino alle 8 di sera), passa per l'unica via disponibile prima dell'isola pedonale, non si ferma al semaforo e mette sotto diverse persone.
Scende dal camioncino, maglione beige e survival knife, e urlando inizia ad accoltellare ed uccidere 6 uomini (19, 20, 29, 33, 47, 74 anni) e una pischella (21 anni).
Ferisce altre 11 persone (9 uomini e 2 donne).

"Oggi son venuto ad Akiba da Shizuoka per uccidere delle persone", dice.
"Il mondo mi fa schifo, sono stanco della vita", dice.

Secondo vari testimoni il tizio dopo essere sceso e averne uccisi e feriti diversi, è scappato inseguito da uno dei feriti (un poliziotto di 53 anni).
Secondo i testimoni il tizio, ad nerchiam, prendeva e accoltellava passanti, gli montava sopra e li finiva (la lista è sopra) urlando "Kyaa" "Waaa" e sorridendo.
Dopo aver continuato a fare a Gta è arrivato in un vicoletto (che poi è la vietta dietro Akiba-o), il poliziotto gli ha fatto vedere il pezzo, lui ha messo giu il coltello e l'hanno accerchiato e bloccato.

Alchè i giapponesi l'hanno fotografato tipo panda, tizi che si scambiavano la foto con la infrarossi, gente che arrivava e chiedeva le foto a chi le aveva fatte, gh.

Foto sul Mainichi
http://mainichi.jp/select/jiken/graph/20080608/index.html

Ah, il nome del tizio non è Itagaki.

martedì, febbraio 05, 2008

Lezioni di americano



Sono tre dei tizi che lavorano con me, e sono un giapponese-canadese con entrambi i genitori giapponesi, un americano-italiano con entrambe i genitori italiani e un americano semplice con entrambi i genitori molto complessi.

Il giapponese-canadese è il classico tizio che se il capo inizia a parlare mentre stavate parlando con lui, lui si volta verso il capo e dice that’s really true.

L’americano-italiano invece è il classico tizio che se succede qualcosa di importante, tipo google che cambia l’icona sulla homepage in giallo ocra, lui parla anche per un’ora.
Come handicap riprendere fiato OFF, bombole OFF, assistenza esterna OFF, dieta low-fat ON, unico respiro ON.
E’ estremamente compiaciuto quando lo fai sentire intelligente, e come molti americani che ho conosciuto, gli piace fare le osservazioni argute.

In americano, le osservazioni argute sono quelle che quando qualcuno dice qualcosa di conservatore o estremamente ovvio tutti iniziato a dire iea iea iea o wrait wrait wrait.

Adesso vi insegnerò un pò di americano spicciolo.
In americano si fanno poche domande.
Ad esempio durante una conversazione non è che uno chiede che succede nel resto del mondo.
In america loro sanno tutto tramite la tivu via cavo, ad esempio.
Tu vuoi sapere qualcosa e ti colleghi alla tv, cosi sai tutto di tutti gli stati.

Del resto non è possibile che tutti gli inviati di tutti i telegiornali della tv via cavo si sbaglino.

L’americano complessato intanto ci parla della sua vita qui.
Ha sposato una giapponese ed i parenti di lei gli hanno comprato una casa.
Gentilezza giapponese, mica come da noi che.

E allora lui sopraffatto dalla gentilezza e dal rispetto tromba e tromba e tromba, e fa una figlia con la giapponese, e i parenti di lei dopo pochi mesi cominciano ad essere calorosi e presenti come ogni vera, buona famiglia dovrebbe essere, riempendo la giovane coppia di sorrisi e attenzioni, di calore e di piccole cose quotidiane, dicendo loro cose tipo:

“No. La bambina deve parlare prima di tutto giapponese”
o tipo
“No. La bambina deve mangiare solo giapponese”
oppure
“No. La bambina deve stare qui e non in america”

Alchè il tizio comincia a sospettare un pochino, non dovrei farlo ma sai com’è ti viene da pensare, dice.
“Non è che poi questi vogliono controllare tutto”, dice.
“Non è che questo comprometterà la relazione tra me e Seiko (la moglie)”, continua.

“No, dai”, dice l’americano-italiano, “vedrai che si aggiusterà tutto”.
“No, dai”, dice l’americano-canadese, “vedrai che sono solo piccole differenze culturali”.
Wrait wrait wrait, dico io in americano.

E allora si va tutti a mangiare fuori.
Il tizio americano-italiano, body-builder sotto dieta stretta, ha portato il suo pasto di oggi.
“Un bagel”, dice.
I bagel sono quelle ciambelline che vanno di moda in america.
“Buonissimo”, dice mentre lo morde con gusto come quando si mangia cucina raffinata.
“Non è troppo poco?”, chiedo io.
“No, tranquillo, mi basta per un pasto intero.”
“Farei chilometri per un buon bagel” dice, mentre morde ancora il suo, gusto peperoncino.
Mentre siamo seduti attorno al tavolo, prendo dalla borsa il bentò al pollo comprato stamane.
Anche l’americano complessato ed il canadese si siedono ed aprono i lorò bento muovendo le mani a croce.

E mentre si mangia, la discussione continua ancora sul cibo.
Gli americani sanno tanto sul cibo e su come essere in forma.
L’americano-italiano ad esempio parla animatamente di come sia buona la pizza a domicilio di Pizza Hut e di Domino’s Pizza.
“Domino è assolutamente il migliore”, dice.
“Puoi mettere ciò che vuoi sulla tua pizza, ad esempio”, dice mentre muove le mani a cerchio come facendo un gioco di prestigio.
“E a te con cosa piace?”, chiedo io.
“La mia preferita è quella con sopra ali di pollo piccante”, dice, mentre si alza trascinando la sedia.
“Ma non è un pò troppo lontana dalla pizza?”, dico io.
Nono, dice lui.
“Devi soltanto smettere di pensare alla pizza”, dice.
“Devi astrarti per un momento e godertela come se stessi per mangiare un’altra cosa”, dice.
“Deliziosa, ma tutta un’altra cosa”, dice.

E mentre il complessato inizia a parlare di come sia insolito che ieri sua suocera sia passata a casa anche di Domenica a trovarli, l’americano-italiano, bisognoso di qualcosa da bere, va a comprare qualcosa dallo Starbucks vicino al nostro tavolo, e torna con un secondo frappuccino medio.

Io che sono ignorante in materia di diete, ho scoperto ultimamente che ci sono queste nuove diete interessanti in america, come ad esempio prendi un panino con pollo magro, insalata e maionese low-fat, e poi ti fai un free-refill di coca-cola per cinque, sei volte.

wrait wrait wrait

“Mi ci voleva”, dice quando torna e si mette seduto.
E allora si comincia a parlare di donne.


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Fine prima parte.

domenica, febbraio 03, 2008

Famitsu a quota 1000!


Da un pò di giorni, il numero 1000 di Famitsu è out.
Per soddisfare i nerd mondiali, è incluso un allegato bello spesso con elenco di tutti i giochi platinum, in modo che anche voi potrete dire i giapponesi non capiscono un cazzo guarda quanto aveva preso strit faite due e che te pare che è meno bello de nintendog l'ho sempre detto io.

Oggi qui ha nevicato, Sweeney Todd è bello visivamente ma noiosissimo a livello script con momenti vicino al mortalmente noioso, quest'anno i maki-zushi vanno arrotolati a sud-sudest per portare fortuna, i ristoranti italiani servono ancora l'acqua di rubinetto nelle bottiglie di vino vuote e la prossima settimana finalmente ponte.

domenica, novembre 25, 2007

Campagnoli in festa: Festa della Waseda per la vittoria al Keisou-sen (contiene Vita da Ouendan)




Invitato oggi dalla mia amica Ari-chan ad un concerto di una sua amica (“Lui? E’ amico di amici”), giungo allegro e giulare in quel dell’Università Waseda.
Gli studenti hanno ormai aperto le danze da un pò, dopo la recente vittoria nel solito match semestrale di baseball Keio contro Waseda: il Keisousen o Soukeisen.
I due nomi si devono al fatto che a seconda di quale parte si tiene si può cambiare l’ordine di lettura: ovviamente va letto col primo kanji per il team per cui si tiene.
Quest’ultima cosa dell’ordine dei kanji è sostenuta a spada tratta da tantissime persone, fra le quali gli Ouendan (gli incitatori della folla) stessi, che ne fanno motivo d’onore.

E’ anche da dire che sti poveracci di Ouendan non è che c’hanno tanto altro da fa eh, poracci.

Un amico me lo raccontava, e ascoltavo interessato.
Entri a scola e sei primino e quelli del quarto anno cominciano a piatte a carci e strillatte dentro l’orecchio medio, poi te fanno strillà a loro volta per dire qualsiasi cosa, gridà quando corri, quando te scusi e quando te riferisci agli altri, come se stessi sempre a parlà co Matusalemmix, e poi vai di flessioni, carcinculo se nun bastavano, corsa Kiai (ovvero a gridà) de n’ora che manco a Licani, che alla fine della giornata se te dice bene c’hai la voce daa Iervolino .
E se arrivi tardi e hai la voce piccola che ie fai pena ar capo dei strillatori ovviamente volano i pizzettoni che manco terensille.

Guardate il video dimostrativo della loro carriera di incitatori, probabilmente anche dalle sole immagini capirete.

http://www.youv.jp/video/atpr00-id-726OW378/

A domande tipo: “hai mai pensato di smettere?”, il tizio dice “ogni giorno”, che neanche Palla De Lardo me faceva cosi pena, ma difficilmente perderà un tale onore di far parte dei 25 che stanno a sbracciasse per tenere alto il morale.

La rivalità fra le due Università è qualcosa di unico (anche per quanto riguarda i gruppi Ouen) e un po’ difficile da definire, forse un po’ come una volta era il derby a Roma ma seguito da tutto il Giappone, non solo nella zona della capitale e limitrofe tuscie e maremme varie.
E, ovviamente, senza uccisioni.

Insomma giri per la città e vedi nelle izakaya (ristorantini tipici dove i salaryman si incontrano la sera prima di rigozzare per le strade) gente che prenota settimane prima solo per vedere il match, o grappoli di persone nei department store acquistare tv nuove aidefiniscio di proposito and so on.
Io ovviamente ho presenziato alla partita l’anno scorso con l’uni, seduto tra gli Ouendan e le cheerleaders anche io ad urlare Keioo Keiooo co er cinese e l’artri.

Le incitazioni della Keio sono fortissime ed ispirano alta tradizione, ma fossi in loro ci piazzavo KIIIP U BURNIN’, SUSUMANAKYA co kensciro che ie se vedono e stellette e a moto che sarta, anaca.

La vittoria come si può immaginare sta botta è andata ai pecorari della Waseda, e in tv e nei tg si vede a rullo per giorni il capitano della squadra di contadini rispettare le procedure di rito in questo caso: fare il cazzone, fare la faccia da bravo ragazzo, arrossire dopo un paio di incespicature per attirare le galline urlanti della prima fila, dire di getto una frase di buon augurio per la partita successiva e fuggire inseguito da bodyguard con gli occhiali da sole anche de notte.
E io che aspettavo la scena del formaggio coi vermi.

In Giappone praticamente ste immagini della loro vittoria vanno a reti unificate fino a quando anche quel rincoglionito dell’uomo più vecchio del mondo (un giapponese che hanno intervistato l’altro giorno e che sapeva dire a stento fffhhh, fffhhh, fffffhhhhono l’uomo più vecchio del mondo) non ha percepito bene chi ha vinto.

Se sbrigasse a crepà che qui nu iaa famo più a vede sempre sta roba della Waseda.

Aò daie che tanto pure si campi du giorni in più capace che te piove.

Ah, parentesi al volo: per chi non lo sapesse, c'è una leggenda che vuole che la Keio sia, oltre che una delle migliori università del Giappone, anche una delle più costose, l’università dei ricchi, di Fukuzawa Yukichi e degli atamagaii (i capoccioni, escluso io), e la Waseda quella dei campagnoli: il bello è che questa verità è per lo più (ho scritto per lo più) solo un mero retaggio della tradizione, in quanto non solo anche la Waseda ha allievi illustri - sono attualmente impegnati anche con l’Italia e il progetto spaziale con il grandissimo Taniguchi Sensei - ma te sega anche lei le mani a livello di tasse.


Fra l’altro, seconda parentesi, quest’anno sono 150 anni dalla fondazione della nostra e 125 della loro università, è c’è stato un boom delle vendite per la roba limitata come ad esempio il file con le scritte celebrative dell’evento, come mostrato in una delle immagini che vedete.

Chiuse parentesi.
La loro festa, insomma, è stata veramente divertente, lo devo ammettere, ci san fare più di noi a cagnara.

E te credo a forza de sagre dell’uva.
Ma vabbè dai.

Quando entro nel campus vedo paggi e mimi danzanti, yakisoba e kimchi, uinnaa (da noi detti “wurstel”, alla austriaca, in Giappone son detti i “viennesi” ), poi pollo e tapioca e pudding e fiumi di vino e birra e un mare, un mare di gente da non camminare nel seppur grande campus di Takadanobaba.

Entro e c’è una fila di uomini in mutande a sfilare su un palco, poi ragazzi aitanti vestiti di lycra blu per promuovere della tapioca a 300y, poi ragazzi/modelli che propongono di truccarti gratis per vedere l’effetto.
Bene.
Alchè cammino rasente ai muri, poi guardo pe tera e vedo mucchi e mucchi de banconote da cinque e diecimila yen che me guardano e movono le mani, pìace pìace, ecc.

Insomma, arrivato vicino al cuore dell’Università, davanti ai miei occhi c’è un variegato sottomondo di universitari ed alumni dediti, durante la pausa da pasce ‘e pecure, alla vendita di oggetti personali et varia arte in anfratti remoti del campus.

Mi infilo nella folla e continuo a girare per le bancarelle.
Mi fermo davanti alla lunga fila per i ritratti fatti dagli studenti stessi: per 200y ti fanno una caricatura al volo, proviamo.
Seduto vicino a me c’è un padre che è venuto con la figlia, una bambina di 7-8 anni, a farsi fare la caricatura.
Ogni anno viene con lei dal solito ragazzo da cui si rivolge da circa quattro anni, ci ha detto.
La sua bimba ha uno sguardo curioso e calmo, e mentre lui mi parla mi siedo, chiamato dallo studente, e mi faccio fare la caricatura anche io.
Mentre parliamo la bambina, in braccio a lui, sfoglia l’album che il padre ha portato per farle vedere le caricature tutte assieme.

Poi di colpo si ride tutti assieme quando il ragazzo-artista, davanti a me, visibilmente a disagio con un viso non propriamente “nipponico”, inizia a sbroccare come Merilyn Menso ana festa de seminaristi indeciso tra colori, linee e cavoli vari che differiscono sensibilmente dal solito mandorlato ripieno.
Si ride perché tutti se ne accorgono, padre incluso, e le mie amiche, infami come che, intanto continuano da dietro con “dai fagli i capelli biondi, non ha gli occhi propriamente asiatici eh? pfff, pfff” eccetera.

Poi si va via, si saluta il signore e la bimba, e si va in giro per la fiera a cercare l’entrata del concerto.

La troviamo e ci sediamo, e delle ragazze ci portano un foglio (il famoso “anketto”) da riempire prima della fine, come vi siete trovati, come è la sala, come è la voce ecc, e mentre faccio per compilarlo nelle parti dove è possibile la cantante, amica della mia amica, entra, vestito stile classico con rimandi al fiabesco, orli e pizzi sul bianco panna, er chitarrino serio, sgomito alla mia amica e le faccio ma chi è aò, cioccate che roba.
Durante il concerto scopro che è la cantante di una delle canzoni del film “Linda Linda Linda”, tormentone sia visivo che acustico di un paio di anni fa (con strascico fino all’anno scorso e in qualche spot quest’anno).

Prima di attaccare a cantare la tipa rompe un pò il ghiaccio, battutine forti del tipo ammazza, tutti sti giovini virgulti anconcerto mio, gajardo.
Penso ma come canta questa o, da avere sempre pochi giovani ai concerti.
Eppure è na pischella. Boh.

Quando lo scopro, è troppo tardi.
La mia amica mi sgomita, effettivamente la sera prima avevo dormito tipo tre ore e si me metti e luci soffuse e a cantilena io mappisolo a ciccio, poi chiamà pure Giggi dagghe.

Insomma, figura barbina coll’amica mia.
La tipa mi scrive la sera stessa con toni di disprezzo malcelati in una mail sbarazzina.
Mi scuso, ovvio.
Anche perchè peccato dai, perchè la tipa era veramente for YAAAWNN.
No davvero dai, veramente eccezionyawnnn.

Stonf.

lunedì, novembre 05, 2007

EXTRA LIFE GET!!


Oggi, 5 Novembre 2007, dopo un paio di colloqui e un periodo di prova il vostro caro Casalingo a Tokyo ha ottenuto il suo primo lavoro come traduttore di videogiochi, e senza l’aiuto di principi, re, infiltrati, politici o altro, ma solo con le sue forze e un pezzo di carta con su scritto il Curriculum.

Sono felice gente ^____^, prossima tappa l’Italia, se torna a magnà!!!

Torno a saltellare per la stanza

C.

sabato, settembre 08, 2007

Citazioni



“Che sport faccio? So’ ninja”. (Un tedesco)

“Sei mai stato in Thailandia?”
“No.”
“E’ bellissima guarda: ci sono certe donne (non parlo delle bambine eh) che hanno addirittura nessun pelo pubico.” (Un americano)

“Resistere sott’acqua?”
“Si”
“Beh io grazie alle varie tecniche faccio più o meno un quindici minuti”. (Il ninja)

“Quando sono andata in italia mi sono stupita: al ristorante ho dovuto addirittura pagare l’acqua”
“E te credo, mica se bevemo er piscio dar rubinetto come te” (Un amica educanda commenta la dichiarazione della Prof.)

“Il caffè più buono al mondo è quello de Tully’s”
(un italiano, da troppo a Tokyo)

“Quando hanno aperto il primo Starbucks a Tokyo, per un due mesi buoni non si sono accorti che dal piano terra se alzavi gli occhi potevi vedere le mutande delle giapponesi al primo piano.
Poi hanno coperto tutto.” (Un americano)

venerdì, luglio 06, 2007

UFO CATCHER GALORE (Parte 2)


Felicemente, sono ancora nel tunnel.
Il bottino di ieri è goloso, golosissimo.
Sono riuscito nell'ardua impresa di prendere con un sol colpo (rettale?) i tanto agognati cappelli dei fratelli idraulici.
A Tokyo sono tra i premi più tosti da ottenere, per via della forma un pò stronza e morbida e della grandezza considerevole.

A questo va aggiunto il Mini Marietto spettacolare, che a Tokyo è uscito proprio in questi giorni (presente in tre grandezze, questa è la media).

E chi m'ammazza.
Ho guarnito la foto con piccoli Go-kart, per rimanere in tema.

A presto la foto con tutti i cimeli della famiglia Nintendo.

mercoledì, giugno 20, 2007

Mizuiro Blood & KFC

Ieri ero di passaggio davanti all'università, ed ho notato che da KFC hanno in listino un nuovo tipo di pollo, il RED HOT KING, che dicono sia piccantissimo e sembra promettere meraviglie per noi amanti del Jamaikan Hot e famiglia ghekikarai.

Il giorno prima, preso da follia nippofila, mi ero accaparrato Mizuiro Blood, recensito da Famitsu con un buon voto (il che è affidabile tipo se ci giocasse la mia affittuaria pluriottantenne) e di cui sapevo poco o nulla se non che trattasi di gioco fuori dall`ordinario.



Dopo aver sbattuto tipo falena il muso contro la vetrina di KFC quelle tre, quattro, cinque volte, mi decido ad entrare ed a provare la suddetta specialità assessintheair del vecchio cazzaro che con la storia delle 38 spezie diverse cencanti tu sorella, no ammè.

Splendidamente, sono in Giappone.
Questo significa che, assieme al pollo, ai fazzoletti, salvietta umida, patatine e ketchup, nel vassoio è presente anche uno strano foglio.

A guardalo bene, aprete cielo, mi accorgo che sono le istruzioni per mangiare il pollo.
Non proprio per mangiarlo, ma c'è un disegno che mostra attentamente dove è posizionato l'osso gigante dentro la gamba di ex-volatile, onde evitare che noi gente d'ingegno lo si morda in stile chiappa di neonato.


Immaginando la scena al McDonald's a Ostia, mi accingo a provare il gioco, e con mia meraviglia, mi accorgo subito della follia dilagante del tutto.

Il gioco è un prodotto Bandai, ed i personaggi rimandano vagamente (vagamente) a quelli di Taiko no Tatsujin per il colore e gli occhi, ma anche ad altri 308mila che si sono visti da queste parti come anche no.

Partiamo subito col segare le gambe al tutto.
Mizuiro Blood (sangue blu, color dell'acqua), è un gioco altamente addictive se si è studiato il giapponese e si è un po' dentro la cultura (anche a livello di conoscenza della storia, in quanto verso il tredicesimo minigioco, quello del Kimatsu Shiken, dobbiamo saper leggere i kanji di gente come Shotoku Taishi, Noguchi Hideyo, Minamoto no Yoshitune e via dicendo).

Per tutto il resto della popolazione mondiale, out.

Insomma, non è che se vi imparate i kanji dei giochi perchè avete giocato ar giochetto de kenshiro che tanto ce la faccio ad annà avanti anche senza capi potete farcela.
Cioè, potete farcela (magari leggendo le soluzioni ogni volta che sbagliate un livello), ma è divertente come convivere con Solange.

Il motivo del titolo è dovuto alle fatto che il protagonista, quando schiatta nelle variegate maniere (che mi hanno un pò ricordato gli Happy Tree Friends), spurga sangue blu.

Il gioco è diviso in varie sezioni, tra le quali annoveriamo le espressioni onomatopeiche, le espressioni relative alle Matsuri estive, i kanji coi soli radicali dell'erba (primo minigame col professore che è una sorta di mucca pazza, mooo), i kanji dei pesci e molto, molto altro.

Il gioco in sé è una mera collezione di minigiochi intrervallata da fumetti piu o meno folli, e nulla piu, appartiene alla nicchia di giochi per soli appassionati di follie orientali.

Praticamente, 'na figata.
Bellissimo da giocare in gruppo tutti intorno al DS ad urlare i kanji :)

venerdì, giugno 15, 2007

Il demo di Zelda Phantom Hourglass!




Oggi ho provato da qualche parte ad Akiba il tanto atteso demo di Zelda rilasciato da Nintendo in ogni Nintendo Station dell'arcipelago nipponico.

Le prime impressioni sono state piu che positive, ed a parte una strana sensazione di “distacco” dovuta al non poter far correre e combattere il nostro eroe con l'apposita croce direzionale, dopo poco il nuovo metodo di controllo sembra filare via liscio come l'olio.

L'interazione con gli ambienti del demo è iperlimitata: possiamo raccogliere una pietra e tirarla a terra, per poi raccogliere il relativo cuoricino di energia, saltare dalle sporgenze, parlare con qualche npc, sputare ai vecchietti dalle finestre e poco più.
La sensazione che si ha girovagando è comunque bellissima: una sorta di Wind Waker portatile (ma forse mi mancherà falciare l'erba coi tasti, sopravviverò a stento).


Il menu introduttivo ci porta, con una semplice rotazione della camera attorno a Link seduto su un vascello attorniato da gabbiani in volo, al gioco vero e proprio.
Devo dire che comunque m'ha fatto effetto perchè a pisè, Uind Ueike sarà stato come te pare, ma c'aveva n'atmosfera d'altri tempi.


L'introduzione mostra Link sognare quel bischero di Tetra che gli chiede aiuto (“Link! Tasukete!”), per poi scomparire in una sorta di spirale violacea quando il nostro sempiterno eroe bambino si risveglia che vede le fate.

Ao vedo na fata, eppure m'avevano assicurato che era fresca dell'orto.
La piccola palletta luminosa ci informa che si chiama Shera.
Brava, l'ha scelto il prete?
Praticamente muovendo l'essere svolazzante con il pennino Link la segue sullo schermo che neanche staschi e ach.
Per saltare basta puntare verso la sporgenza, per raccogliere doppio click sull'oggetto, e cosi via.
La parte superiore dello schermo è deputata alla mappozza del luogo, in modo da avere sempre un riferimento veloce senza 30 sottomenu e 98 summon.


Il demo è limitato nella struttura a due case e 3 npc.
Il primo npc è un contadino ed è fuori nell'orto della prima casa, e ci spiegherà che per parlare con le persone bisogna semplicemente toccarle (ah).
Entrando dentro verremo informati dalla moglie che grazie al pennino possiamo sapere, cliccandoci sopra, lo yomigana dei kanji difficili, ottimo per chi è alle prime armi nello studio del giapponese (o per i bambini lemonici, chiaramente).




Uscendo dalla prima casa ci si potrà dirigere praticamente solo alla rimanente seconda magione, visto che se si prova a prendere sentieri alternativi Trilly sencazza e comincia a di ando vai, de che, devi passà dar vecchio, ch'ai na bustina de fiato, na scureggia de vita eccetera.



Nella seconda casa il vecchio (terzo npc) ci informerà della Nave Fantasma e della nostra missione, e qui il demo finisce, e anche un po' barbaramente a dire il vero.

Ammazza che braccine aò.

Avrei voluto veramente provare il boomerang (tracciando la traiettoria come da video sulla Nintendo Station), però il tutto credo sia da rimandare violentemente al 23 Luglio, giorno in cui il titolo sarà messo in vendita.

E in cui io dormirò poco, credo.

PS: Per chi volesse scaricare tutte le immagini, ho uplodato il file da qualche pizzo qui: http://mihd.net/kwbf6u

mercoledì, giugno 13, 2007

Il nuovo film di Miyazaki




Una delle scorse serate, non oberato dagli esercizi a casa, stavo guardando questo interessantissimo servizio sulla storia dello Studio Ghibli e del rapporto che c'è fra i tre capoccia del suddetto Studio.

Alla fine del servizio, Suzuki-sama prende un cartellone ed espone un artwork del prossimo lavoro dello Studio.
Tristemente, la cosa è durata pochissimi secondi, nei quali impacciatamente sono riuscito a partorire solo una foto con il cellulare (oddio foto).

L'artwork mostrava un essere (una sorta di elfo? Spiritello? Kappa?) in un secchio tenuto fra le gambe da qualcuno (qualcuno che sembra seduto in una macchina?).

Suzuki-sama non ha voluto dire nulla a proposito.

Sapevatelo.

martedì, giugno 05, 2007

Il bonzo di Akihabara


Ieri ero ad Akiba per prendere una nuova custodia scicchettosa per il mio DSlite (anche un pò per cercare la versione gialla Limited, lo ammetto) e sono imbattuto in una scena di una ferocia inaudita.

Vedo, al centro della strada ammucchiate in un cerchio che richiama l'Anfiteatro Flavio, ma in piccolo, un gruppo di persone agitare telefoni e videocamere al cielo, ragazze ridere e giungere i pugni al viso saltellanti, orde di salaryman in ghigni truculenti e
Ok basta, insomma c'è gente.

Al centro del cerchio, vestito di stracci e visibilmente sporco di vita sui marciapiedi, un ragazzo/barbone/friita seduto sulle sue gambe, prega farfugliando non so cosa. Ogni tanto batte le mani e, con gli occhi chiusi, guarda in alto e farfuglia, si china in un inchino completo e farfuglia, si alza, improvvisa una danza stentata e farfuglia.

La folla giapponese inizia ad avvicinarsi all'uomo a piccoli passi, inizialmente piccoli gruppi di due individui, poi stormi di fotografi e gente che spintona per sentire cosa dice il bonzo di Akiba.

Una coppia arriva a pochi centimetri dalla bocca del bonzo per ascoltarne le fushigina parole.

L'ominide non riceve soldi, non ha neanche una scatola per gli spicci davanti a se, è ormai alla berlina, scherno di tutti i passanti.

Per documentare il fatto ho ritratto i giapponesi che facevano foto al tizio in questione.

Non so perchè ho pensato alla gabbia del panda nello Zoo di Ueno.
E poi al gentil massacro di Nanchino.

mercoledì, maggio 16, 2007

Viaggio in Hokkaido - Prima parte




E alla fine, alla fine di tutto, c'è il bianco della neve.

Nella mia memoria di adesso, impresso nella pellicola avvolta dietro ai miei occhi, c'è il bianco della neve senza fine dei paesaggi del Giappone dei miei sogni.


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Arriviamo di buona lena alla fermata del treno, foto di rito che probabilmente non rivedrò mai più (i miei amici sono del tipo: te la mando col pc), e poi ci mettiamo in fila sulla riga per entrare nel treno ordinati.
Oramai è una procedura che scatta automatica e potente in me, anche con un certo orgoglio.
A volte, quando sono a casa, vado al bagno e formo ordinatamente file di una persona. Cosi mi sento più a mio agio con me stesso e rispetto le regole.

Il treno, un lungo vermone blu con su scritto Hokuto-sen, all'ingresso mostra un ambiente familiare: gente che gira in pigiama di notte, cuccette co e tendine pesanti tipo cinema, controllori inesistenti e soprattutto una sezione svacco degna di tal nome.
Unico difetto della sezione svacco: sedili autoriscaldati.

E allora tutti a dire anvedi, er Giappone, mica come gli altri paesi eh, che ti mettono il divanetto Ikea in arte povera ad alta incidenza emorroidale, qui funziona tutto, guarda mamma un bracciolo in vera piuma d'oca Hokkaidese accarezzata giornalmente da pornostar vergini, eccetera.

Dopo pochi attimi, però, faccia a faccia con la realtà.

Non scorderò mai la sensazione che ho avuto quando, dopo un 10 minuti seduto nello stesso posto, ho pensato di stare per deporre un uovo.
Mi guardo nello specchio, col cinese che mi guarda e anche lui intanto alza le zampe palmate e si sistema la paglia sotto al culo.

E allora tutti a cambiare posto quelle due, tre volte al secondo.
Tutti a guardarci e a pensare ehi, ma sono solo io che sento questo leggero bruciore allo sfintere.
E poi si ride, come al solito, mentre il cinese mi guarda i bargigli e muove di scatto il collo a sinistra, destra, sinistra.

Mentre mangio il Bento comprato alla stazione prima di partire, cambio due volte di posto, guardo la notte fuori dal finestrino e penso che ehi, cavoli, sto andando a vedere lo Yuki Matsuri.
Una volta, diversi anni fa, era il mio sogno di sempre.
Vedere le enormi statue di Sapporo, viaggiare dritto nel cuore dell'arcipelago.
Ma come ogni viaggio che si rispetti non c'è tempo per pensare, è tutto azione.

Mentre cambio di posto due volte, il tizio giapponese seduto con la moglie sul divano vicino a me si mette a ridere mentre pratico il mio cinese primordiale con gli amici.
E' che so de coccio con i toni, il resto fila dai, te intuisco anche quei due-tre kanji dal giapponese, quando serve.
Quando sbaglio la pronuncia intervallo le frasi con un po' di santissimo romano danteguera.
Il risultato è bellissimo, ma senza spettatori in grado di apprezzarlo mi sento la Magnani usata per i film di Tinto Brass.

La moglie del tizio seduto sul divano, schiava del keigo, non può fare a meno di scusarsi perchè loro occupano un po' di spazio sul divano, perchè il marito parla, perchè il marito accenna a parlare, perchè il marito ha appena respirato troppo mentre accennava a parlare, il solito esageratone.

Noi si ride sotto i baffi e si mangia il contenuto della bentoscatola bianca, io ho scelto carne di manzo e riso, ho le patatine fritte se mi sento fame dopo.

Ho finito e mi sparo una sessione di Yoshi's Island 2.
Cambio di posto due volte e poi do un'occhiata alla sezione svacco.
In fondo al vagone, che cambia posto 3 volte durante la mia occhiata, c'è una coppia di giapponesi che mi guarda come si guarda la laurea nella cameretta di Paris Hilton.

Hanno due bambini e facce annoiate stile ehi, ora ci vedi che siamo indaffarati coi fii, ma una volta si faceva anche noi sulla lavatrice a centrifuga, aregazzì.

Il bambino piccolo fa capoccella un paio di volte dal divano dei suoi, mi guarda, sorride e si nasconde ancora.
Io riprendo a giocare a Yoshi, che c'ho sto livello che devo pia i sordi co a calamita.

Di soppiatto, il bambino mi compare alle spalle, proprio quando stavo facendo er mostro finale.
Mi saluta, lo saluto, sorride.
“Anche tu vai a Sapporo?”, chiede.
“Si”
“Anche tu con la JTB?”, chiede.
“Si, eheh” (faccio la mia risata da adulto).

Alchè si appiccica a vongola a me che gioco al DS.
“Che giochi hai?”, chiede.
Qualsiasi gioco dico non la capisce, è piccolo.
Gli faccio provare Ouendan, a volte intuisce, a volte è de coccio, insomma è normale.

Non so perchè ma mi aspettavo che mi completava il gioco alla prima, bendato e coi pollici previamente spezzati da addetti della giuria venuti da paesi scandinavi.

Ogni tanto lo riprendo con la videocamera, e ogni volta che si sente inquadrato, credendo sia una fotocamera, mette le dita a V vicino al volto e sorride.
La scena mi fa tenerezza, lo ammetto.
Immagino i genitori insegnargli che ogni volta che vede un marchingegno simile ad una videocamera deve mettere le dita a V.
Non deve essere 'na storia facile, penso.

Quando ho finito la batteria del DS il bambino mi chiede a che anno di università sono.
Poi si va sulla filosofia spicciola: il bambino pronuncia la parola magica.
“Qual è il tuo Pokemon preferito?”
Beh oddio, c'era quello co le corna, come se chiama, comera, ce l'ho qui, aiutame anfame.
Mi arrendo, sparo un miserabile: Pikachu.

Il bambino mi guarda con due occhi tipo se avessi detto, durante la tesi di laurea, di credere fermamente alla verginità di Cicciolina.

Poi parte verso solo lui sa dove.
Quando torna, ha un libro colorato in mano.
Siede sul divano montando con le ginocchia, sorride e apre il libro di cartone fra le mani, il suo volto è sorridente e con un dentino un po' storto.
“Il mio preferito è questo”, mi indica.
C'è un coso colorato, alto e con un paio di hiragana a descrizione del coso.
Il bimbo mi guarda, apre una pagina e mi dice che quello è più forte di Pikachu.

E grazie, nun sei leale.
E allora apre ogni singola pagina e mi chiede, di quella pagina, quale sia il mio preferito.

Indico tutti quelli più buffi, e lui i migliori.
Il nostro gioco dura un dieci minuti abbondanti, e dopo l'ultima pagina Tacchan (questo il nome del piccoletto) scappa via con il libro da dove era venuto.

Bevo un po' di te, guardo fuori dalla finestra ed eccoti di nuovo Tacchan con un mazzo di carte, monta di nuovo sul divano con le ginocchia e apre la scatola blu con su disegnato Topolino.

Mi spiega le regole del gioco: venti carte a testa e chi ha il punto più alto vince.
Alchè ho pensato a quanto velocemente si andava d'accordo quando andavo in giro con il pallone sotto braccio, dentro quella busta di plastica, tanti anni fa.

Giro la busta, e boin, il pallone rimbalza.
Mi guardo attorno, si fa la conta e scelgo io il primo, ho il pallone.
Scelgo il più forte, e arriva uno nuovo.
“Regà, posso entrà anche io?”
“Ok, però stai in porta.”
“Vabbè, però famo portieri volanti, dai.”
“Okkei.”
“Va bene.”
“Okkei.”

“Okkei.”



Okkei.


-- Fine prima parte --

mercoledì, gennaio 10, 2007

CAPODANNO 2007 - 新年元旦



All'ultimo minuto, decido di ignorare bellamente tutti i vari posti all'ultimo grido di Tokyo e di buttarmi dalle parti di Yokohama in quel di Sakuragi-cho (teatro del JDrama che spopola in Giappone in questo periodo, Tatta Hitotsu no Koi, co er cantante dei KAT-TUN come protagonista) insieme ad un gruppo di cinesi conosciuti di recente.
Il percorso prevede cena non so dove, countdown non so dove e il resto del non so dove al Sensouji, noto tempio di Asakusa indove che è pieno di negozietti turistici e fa molto ritorno alle care vecchie cose di famiglia per il popolo di Limonia.

Alle 23:30 ancora devo mangiare, e sto morendo di fame.
Becco Friday's, nota catena americana a base di feccia fritta come solo il popolo di quel pirla di Bush poteva friggere.
Chiedo, la tipa al banco come al solito anche parlando in giapponese epoca Nara verte per l'inglese per farmi contento, io vero italiano fac-simile di un americano non obeso quindi anche raro a dire il vero, e però mi dice che c'è a fila.

30 minuti de fila, manco a Licani.

Ok, le donne vanno al cesso a coppie come al solito, e noi maschietti si sta ad aspettare parlando del più e del meno, ma qui non c'è Vieri che co a Canalis quindi improvvisiamo giungendo fino al diviso e ai radicali.
Vicino a me c'è infatti un cinese simpatico che fa l'ingegnere, parla un inglese abbozzato al volo ma in cinese dicono sia simpatico.

Essì perchè il carattere di una persona cambia quando si usa un'altra lingua.
Come diceva Bàtteman, è quello che fai che ti qualifica.
In questo caso è quello che dici, e se lo dici con parole di un bambino risulti un bambino.
Ecco svelato il vero problema di chi affronta lingue straniere, e quando sono complesse come il giapponese poi la cosa è amplificata a mille.
Ognuno prende qualcuno come esempio per la lingua da imparare.
A volte anche famoso, e alla fine la storia diventa interessante.
C'è chi per l'inglese attinge la pronuncia da Tom Crus, la grammatica da Cluni e l'accento da Pirs Brosna, e alla fine parla solo de magnasse placente, rapinà i casinò e de ndò annà a parà dopo 007, ma magari nella lingua madre è un povero pirla o un fine maestro di eloquenza. In questo caso decidere come considerare quella persona è difficile, molto.
A volte provo a pensare a chi attinge dalla Aguilera o da Paris Hilton.

E' che l'inglese è una bella merda, diciamocelo.
Anche imparando la lingua ad un livello più che avanzato, spesso le espressioni sono le stesse e il tono da assumere fra l'altro potrebbe suonare antipatico, perchè devi fa come loro.
Voglio dire, non sei tu, sei Cluni, o la Aguilera, o Brosna, e non è che a tutti ie sta bene de esse brizzolati e de fa i troioni da sbarco o de beve i Martini non shekerati.
Ecche è.

Insomma, il discorso col cinese verte sul tera tera spinto.
Al ritorno, le donne del gruppo si lamentano della fila al bagno, noi ci lamentiamo dell' attesa per le donne del gruppo e la gente in fila al ristorante si lamenta della fila al ristorante.
Intanto, con la coda dell'occhio vedo un ristorantino niente male a ponente.
C'è scritto tipo “Al Drago Blu”, o simili.
Visto che l'entrata è un po' nascosta, e memore del celebre Ostrica Blu di Scuola di Polizia (dove vanno tutti quei bei ragazzoni borchiati dappertutto tranne dove non serve, per chi legge ci vediamo dietro alla segheria, sarò quello con il foulard a quadri rosa), porto uno dei taiwanesi all'ingresso per accertarmi della bontà del tutto.
Sembra carino e si entra tutti, in barba ai bovari e agli Onion Rings.

Ci mettiamo seduti, il ristorante è praticamente al buio.
Ogni tavolo è illuminato da piccole lucette attaccate alle tubature dell'acqua (eh?).
Dico ammazza, gaiardo eh, er cinese me fa, si anfatti, na sghiciata.
Faccio per ordinare i miei bei quattro pezzetti, mi consulto con la ciurma taiwana che mi dice come questo in Taiwan costi un decimo, questo un ventesimo e questo è gratis.
Si ma io devo magnà aricà, ennamo.
Il tipo cinese ordina gamberi fritti tipo in Harumaki, poi gamberi in pastella piccante e una specie di pasta con gamberi al gusto gamberi in salsa gambera.
Io vado uguale, fidandomi di Bubba.

Aspettiamo l'ordine, ed intanto le luci del ristorante ballano un pò, poi si spengono.
Buio ovunque.
Eccaallà, er teremoto, dovea capità a Capodanno.
Nono, non è un terremoto, sta iniziando qualcosa.
Parte una musica techno e un tipo va davanti ad un bocchettone e ci rimane in piedi.
Si accendono le luci ai lati del corridoio che abbiamo percorso per arrivare al tavolo.
Il tipo davanti al bocchettone si atteggia a cubista: ambriaco, maestaffà.
Beh, che ci crediate o no nel ristorante si forma una piccola cascata.
Esce acqua dal bocchettone, tipo quei film alla Alien in cui alla fine si salvano perchè la porta si poteva sbloccare anche sotto 40 atmosfere con una semplice scurreggetta sottomarina. Pluff.

Il corridoio adesso è pieno d'acqua, abbiamo acqua vicino ai piedi, il locale è totalmente buio. Figo.
“Io voglio i miei gamberi”, dice Bubba.
“E ho capito, mica tii posso pescà, a Bu, essi bono no”.
La musica continua, tendendo all'elettronica. Partono altre lucette suggestive.
Vista la sorpresa, ci emozioniamo un po' tutti come bambini.
Eheh, hihi, tutti a sorridere e a ripetere “takidà, takidà” come fessi.
Ho un bellissimo ricordo di quei momenti.

A un certo punto si riaccende tutto, la cascata è stata riassorbita dal pavimento del corridoio, i camerieri ripartono coi piatti e noi si cena.
Abbiamo bacchette mai viste per mangiare, con sezione non tanto grande, diciamo tipo sequoia nana.
“Quando ci sono queste vuol dire che il ristorante è migliore”, dice una delle ragazze.
Si, Si, Si, Si, replicano gli altri nell'ordine in cui sono seduti.
Si, dico io, per non sentirmi da meno.
Quando inizio a mangiare faccio il disinvolto, ma in realtà anche i cinesi sono nel panico, nceprovà.
Le bacchette scivolano a tutti, sguillano, nse piano aò.
Incredibilmente, la fortuna ha voluto che la specie di spaghetti non identificata ordinata da Bubba sia con una buona probabilità una della specie più sottili esistenti al mondo.
Bene, bravo er crostaceo.
Pe pianne un po' all'inizio è facile, so tanti, e te credo, basta avvicinà le punte delle sequoie e via.
Alla fine, invece, diventa leggermente meno faticoso di una qualsiasi corsa in carrozzella in salita con vento contrario, fango in terra e la spesa da portà.

Mi scopro novello contorsionista. Mentre mangio con due mani, con la terza dietro la testa rispondo alle chiamate al telefono che arrivano per il Capodanno, con la quarta saluto per le foto, con la quinta mi gratto la prima.
Finito il “primo” si procede per gli Harumaki, che vanno via come l'ostia aò, buonissimi, Bubba c'aveva preso, tocca a regalaie na torta ai gamberi prima o poi.

Ma è già tempo di sbrigarsi, è quasi mezzanotte.
Due minuti al countdown, dobbiamo correre alla ruota panoramica, paghiamo il conto, ci rovesciamo fuori dal locale, per le scale, si corre, si ansima, anvedi, a rota, daie, daie a Bu che fanno i botti, cori, cori Bu.
Il cinese avendo compreso perfettamente il mio romano anteguera, uscito di bocca dato il momento di enfasi, me parla anche lui in cinese che io ora capisco diverse volte e in momenti ispirati anche alla rovescia.

Adesso siamo in strada, finalmente.
Ai lati della ruota panoramica vengono sparati i primi fuochi d'artificio dell'anno: è Capodanno gente.
E' Capodanno, cavoli, proprio ora, in questo momento.
Una sensazione strana mi avvolge, un brivido, sono felice, sorrido.
Si ride come pazzi, si urla per la strada, i giapponesi urlano con noi.
Si attraversa la strada, la ruota panoramica scandisce il primo minuto dell'anno, noi tutti insieme gli corriamo incontro a perdifiato per non perderci nulla.
La corsa, la notte di Yokohama, le luci dei fuochi d'artificio che si riflettono nei nostri occhi, il vento fresco sulla mia faccia.
E ora un altro anno è passato, gente, e io sono ancora qui, a correre indietro al tempo e sentire, ogni volta, quel brivido forte dietro la schiena quando il futuro, all'improvviso, si avvicina.